Di Martina Cecco
L’uomo e la società si descrivono a vicenda, non possono esistere l’uno senza l’altra e non possono avere una storia CONTRADDITTORIA: quando accade è tragedia, il comportamento dell’uno determina lo sviluppo dell’altra e l’andamento di quest’ultima condiziona il primo.
Alla luce di quelle che sono le nostre conoscenze in fatto di comportamento umano non possiamo non guardare ai problemi attuali della società, specie in fatto di economia e di ambiente, in riferimento all’economia e alla realtà della montagna, più piccola e fortemente condizionabile, più soggetta a cambiamenti irreversibili e pericolosi, constatando che l’Italia è costellata di contraddizioni da cui non esce equilibrio, da una parte il bisogno di sviluppo e dall’altra la necessità di abbandono.
Il tema dell’economia e dell’ambiente è stato anche al centro del dibattito sulla montagna che ha coinvolto i partecipanti alla 59° Edizione di Trento Filmfestival, svoltasi in città dal 28 Aprile all’8 Maggio del 2011, tra mostre, incontri e dibattiti, gli esperti nel settore montagna, cultura e ambiente si sono incontrati, come ormai ogni anno accade, per parlare del problema che sta vivendo la montagna in questi decenni: spopolamento, mancanza di iniziative, crollo del settore primario, trasferimento della redditività, collasso della biodiversità.
Il peggior sviluppo della inattività e della mancanza di input per fare rivivere la montagna, porta alla più logica conseguenza dell’inaridimento (reale e spirituale) della montagna. Insomma una morte pre – mortem che non dipende solo dalla realtà delle cose, ma più che altro dallo spirito con cui vengono affrontate. Lo spirito dell’alpinista che deve soffrire per arrivare alla vetta non è più attuale, le mode vogliono trasformare e distruggere la naturalezza della montagna e gli investitori se potessero ne venderebbero anche i sassi, dacché non sono direttamente fruttiferi, o forse in parte già questo accade.
A spiegare come si sviluppa questo importante passaggio, oltre la teoria, fatta di dati e di statistiche che in Trento Filmfestival ha trovato ampio respiro, anche le serate a tema artistico. Ma andiamo con ordine. Prima di tutto la teoria. Diversi sono stati gli incontri inseriti nel contesto di Trento Filmfestival che hanno centrato il problema dell’ambiente e della economia di montagna a partire dalle scelte dell’uomo, di abbandonarla o di viverla diversamente.
L’ambiente e i suoi cambiamenti sono stati analizzati in incontri e mostre sul tema dello scioglimento dei ghiacciai e dell’inaridimento e dell’abbandono della montagna. La mostra principale è quella fotografica, “Riverso of Ice” Vanishing Glaciers of the Himalaya a cura di David Breashears in esposizione al Museo Tridentino di scienze Naturali fino al 12 giugno prossimo, che parla del dramma che lo scioglimento dei ghiacciai e delle nevi perenni, non solo alpine, comporterebbe. A clima, energia e limiti delle risorse è stata dedicata anche la conferenza “Nascerà in montagna il nuovo paradigma?” con Luca Mercalli e David Breashers.
Dal punto di vista strettamente antropologico, visto partendo dalla idea di montagna e di vita in montagna che l’uomo moderno si fa, sono partiti personaggi noti nel settore della Cultura della montagna come Mauro Corona, che ha presentato un suo intervento sul cambiamento della società intitolato “Le mani perdute”, Erri de Luca, in “La difficile arte della Fuga” presentato da Alberto Faustini e Ugo Morelli con il suo testo “Mente e paesaggio” cambiare idea su paesaggio e vivibilità in montagna. A corollario “Il diradarsi della oscurità – Storie di gente di montagna” e “Terre Alte” con Walter Bonatti.
Sempre in tema di incapacità dell’uomo moderno di vivere la montagna, accompagnato ai dati delle statistiche di “The Alps” la Convenzione delle Alpi, parecchi autori hanno denunciato la snaturalizzazione della montagna, intesa come ambiente a se stante, cioè la mancanza di un nuovo tratto fisico e somatico che distingua il montanaro dal contadino, a partire, ad esempio, dalla perdita della manualità e della capacità di lavorare con le mani. La crisi del settore primario in favore dei servizi altro non è se non la perdita della capacità delle persone di manipolare le cose, aggiustarle, modificarle, a scapito su larga scala, anche di modelli sociali che muoiono a causa di scelte troppo poco obiettive e eccessivamente stringenti. Ne parla in immagini il libro fotografico “MANI” di fausto de stefani, edito da Montura Editing e contenente dei principi o linee guida sul Mountain Wilderness e sulla sfida della biodiversità per le montagne, non solo per le Alpi ovviamente.
Dicevamo che dalla 59° Edizione di Trento Filmfestival è uscita una sfida alla questione climatica e ai problemi della montagna: ebbene sì, anche la pellicola che è stata premiata come vincitrice, si tratta pur sempre di un Festival cinematografico, è sul tema della sintonia tra ambiente e uomo sulle montagne e sulle altitudini. “Summer Pasture” ha vinto infatti, pellicola americana di Lynn True Nelson Walker
e Tsering Perlo per Kham Film Project, la 59° Edizione di Trento Filmfestival 2011, si tratta di un film documentario sul Tibet che parla della grave crisi dell’ambiente di montagna causata dalla stanzialità imposta alle popolazioni transumanti del Tibet. Nel film anche la posizione della donna nella società viene notevolmente valorizzata.
Di Martina Cecco