di CINEANGEL
Dalla Danimarca così civile, nordica, ma a volte anche intollerante e scorbutica arriva il film che ha vinto l’Oscar come miglior film straniero lo scorso febbraio e dimostra ancora una volta come gli “stranieri” sappiano creare migliori storie di Hollywood, forse meno originali e meno al limite ma sicuramente più vicina alla realtà di tutti i giorni.
C’è di tutto in questo film di Susanne Bier che dal suo maestro Lars Von Trier prende il senso crudo della realtà, l’incomprensione umana, l’ermetismo ma non la sfiducia ed il pessimismo.
Tutto nasce dalla storia di due ragazzini, dalla difficoltà di crescere migliori in un mondo peggiore, dove neppure i grandi travolti da eventi personali, esperienze traumatiche riescono ad esserlo, anzi a volte preferiscono chiudere gli occhi, gettare la spugna e preferire pensare che il mondo va come deve andare.
E’ una lezione sulla cattiveria, l’arroganza, la legge del più forte che sta contagiando il nostro Occidente, sia fra i piccoli che fra gli adulti, anzi soprattutto fra questi e nella loro educazione superficiale ed opportunistica. C’è chi ha parlato di “eccesso di buonismo”, ma se leggete fra le righe Bier ci va giù pesante, dicendoci che tra poco non saremo così lontani da quell’Africa così arretrata e tribale. Concreto.
Valutazione: 3 angeli