di THOMAS MARGONI
Non è necessario scomodare equipes di scienziati per affermare che la tipologia dei rapporti amorosi ha subito un grande cambiamento negli ultimi 20 anni. Anzi, ha subito diverse serie di cambiamenti, che hanno portato ad una situazione caratterizzata da una molteplicità di fattori variabili.
Innanzitutto, ciò che salta subito all’occhio è la notevole aleatorietà del rapporto, che non ha più quella stabilità, intesa nel senso qualitativo come temporale, che presentava fino agli anni ’80. Anche coppie affiatate, nel giro di pochi mesi si trovano a “scoppiare”, e molto spesso per motivi che non dovrebbero portare alla dissoluzione della relazione. Ma allora, qual è il vero problema?
Non ho dubbi ad identificarlo con l’incapacità diffusa a comprendere il concetto di rapporto amoroso. In altri termini, le inevitabili difficoltà che si presentano nella vita a due dopo i primi angelici periodi, vengono affrontati in una maniera completamente sbagliata. Sono, questi problemi, un potentissimo fattore erosivo, che va a sfaldare ciò c’era in precedenza. Attenzione: non ho detto ciò che si era costruito, perché qui di costruito c’è ben poco, altrimenti non si spiegherebbe tale facilità di cambiamento della situazione fra gli innamorati. I tempi passati portavano con sé di certo una caratteristica positiva, e cioè la capacità, fin che si vuole condizionata dalla morale allora imperante, ma reale, di mantenere saldezza e coerenza nei propri principi, anche nel campo dei sentimenti. Le conquiste materiali, unite alla rilassatezza, anche vista in senso positivo, sia chiaro, dei costumi, hanno di fatto cancellato questa scorza dura che un tempo permetteva ad uomini e donne di mantenere più facilmente duratura la loro relazione.
L’impressione è che non di rado, lo stare insieme non significhi volere bene al’altra persona, ma solamente avere voglia di passare del tempo piacevole con essa, insomma sostanzialmente divertirsi e basta, volendo sempre e comunque però tenersi lontani da eventuali difficoltà o amarezze. La profondità del sentimento provato è quindi un qualcosa che non incide più nella stessa maniera di prima. E, si badi bene, ciò non avviene solo per gli adolescenti, età che porta di per se stessa con sé delle problematiche peculiari, tali quindi da giustificare certi comportamenti, ma anche nel caso di persone adulte, che non intendono considerare una relazione nella sua veste di ‘maturo confronto con un partner’. Ed è la stessa concezione di partner ad essere qui messa in discussione, giacchè si deve intendersi su cosa significhi questo termine: persona che vale quanto me e con la quale voglio instaurare un reciproco rapporto di amore, basato sul prendersi cura dell’altro, oppure una sorta di ‘mezzo’ con il quale esorcizzare magari la paura della solitudine?
Perché guardate, non c’è nessuno più solo di chi non riesce a stare solo, di chi ha bisogno di avere qualcuno vicino. Ma avere bisogno non è amare, anzi è quanto di più lontano, dall’amore. Al giorno d’oggi purtroppo sembra che molte coppie procedano per così dire per inerzia, per timore di perdere una presunta sicurezza, che in realtà assolutamente non c’è. Il concetto di amore è andato sempre più annacquandosi, e senza volere trovare per forza dei colpevoli, non si può che constatare amaramente come i tempi presenti vedano accantonati, speriamo non definitivamente, certi capisaldi del passato.