Stalking: un carillon steccato stonato scordato…atono!

Perché il segnale si fa sempre più allarmante di una debolezza maschile che confligge in primis sensibilmente con il proprio ruolo atavico tradizionale (minacciato da più parti da una società che regredisce a vista d’occhio), e poi si staglia e scaglia versus l’altra metà “rosa” del cielo. Un autentico misfatto, sempre più dipinto del colore della cronaca nera. Fare il punto della situazione non è una questione di giustizia di genere, ma diviene una necessità parlarne. Viene da chiedersi dov’è l’emancipazione sociale e lo spirito indomito vivace delle donne moderne e libere, quando si lasciano sopraffare moralmente psicologicamente, da questi bruti privi di coscienza, fino all’annientamento fisico e totale di sé, come avviene, purtroppo, nel peggiore dei casi?

Anche qui nessun dato sociologico può soccorrerci, venirci in aiuto, perché non chiarisce il perché le donne accettino per amore tale e tanto odio. È un do ut des che non trova pace. Impensabile poi pareggiare i conti per tali forze impari, schierate sul campo. L’arrendevolezza e la mancanza di autostima personale possono solo raccontare una piccolissima zona d’ombra di questi amori al veleno, in cui il ruolo della donna è esattamente quello dell’ombra. Mentre non sono più nemmeno l’ombra di se stesse e di ciò che sono state. Ombre confuse che si dibattono come anime in pena dietro un silenzio corrusco e infame che si chiama: stalking.

Ma nulla ci dice effettivamente del meccanismo che si inceppa nella testa e nell’immaginario della vittima dello stalking, e non permette più all’ingranaggio della “macchina umana” di fluire… Provando a tirare la somma delle motivazione che tali brutture e vessazioni attivano nell’inconscio femminile, innescando in primo luogo la leva di una indubbia propensione al masochismo, queste principesse prigioniere dell’orco, che nessun bacio potrà mai trasformare in principe azzurro, dolenti nel corpo e nell’anima, come farfalle bianche a cui hanno tarpato e bruciato le ali, attendono nel labirinto del tempo senza uscita una luce; vivendo il tempo di un altro, fuori di sé. Risalta un’educazione sentimentale errata, ricevuta fin da bambine da parte di modelli educativi frustranti scomodi e retrogradi, che una volta insinuatisi sotto la pelle, sono come un marchio un lascito esistenziale impresso a fuoco sulla pelle, permettendo una sopportazione altrimenti impensabile inspiegabile.

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