di PAOLA FERRARIO
“Io sono convinto che si debba partire dal principio di mettere più concorrenza nel sistema, nelle scuole, nelle università e mi pare che anche paesi che hanno un occhio più laburista che liberale come i paesi nordici si stanno orientando in quelle direzioni per esempio ricordavo il caso della Svezia dove appunto si è puntato molto a migliorare la qualità delle scuole attraverso una concorrenza anche con un sistema di scuole private”.
Commenta Salvatore Carruba in occasione della presentazione dell’VIII rapporto sul processo annuale di liberalizzazione della società italiana. Nato a Catania nel 1951 Salvatore Carrubba è attualmente Editorialista e Direttore Strategie Editoriali de “Il Sole 24 Ore” e componente del Comitato Scientifico di Società Libera.
Si parla spesso di riforma delle Università, da dove partire?
Nel campo delle Università bisognerebbe eliminare il valore legale del titolo di studio per ridare un valore effettivo agli studi e non da conquista di un pezzo di carta. Sono due tipici principi liberali che però difficilmente si realizzano perché c’è una forte resistenza da parte delle corporazioni, anche degli insegnanti, dei professori e dei docenti a mettere in effettiva concorrenza i loro sistemi.
Sugli ordini professionali qual è la via da percorrere?
Riguardo agli ordini professionali secondo me la via da percorrere sarebbe di farne meno possibili laddove proprio non sia indispensabile e credo difficile individuare un’area nelle quali sia indispensabile. Sicuramente non è indispensabile l’ordine dei giornalisti tanto per dirne una, in Italia viceversa c’è la corsa a fare sempre nuovi ordini professionali proprio per rafforzare questa vocazione corporativa che è molto forte nel nostro paese e quindi bisognerebbe resistere alla tentazione di farne di nuove e cercare di liberalizzare laddove si può. Mi pare che alcuni timidissimi sforzi che erano stati fatti negli anni precedenti adesso si stia cercando di smontarli, per esempio nel campo delle professioni forensi e in altri argomenti si cerca appunto di ritornare a sistemi molto chiusi e sistemi che si difendono dalla concorrenza.
Una ricetta economica per l’Italia?
La ricetta economica è questo rapporto nel senso che noi siamo convinti e restiamo convinti che un sistema più liberale in cui non si confonda la liberalizzazione con la trasformazione dei monopoli da pubblici a privati sia la ricetta migliore.
State delle liberalizzazioni: da quali altre liberalizzazioni si dovrebbe partire?
Io credo che tutti i mercati dovrebbero essere sottoposti ad un forte processo di liberalizzazione, per esempio un mercato sul quale c’è molto da fare è il mercato del lavoro, però qui sarebbe importante ricordare che per avere un sistema che funzioni poi occorre avere anche un sistema che tuteli i più deboli quindi le liberalizzazioni per esempio da fare sul mercato del lavoro non possono non accompagnarsi ad una riforma profonda del sistema del welfare, lo stato del benessere, che permetta di assistere quelli che vengono espulsi dal mercato del lavoro o chi non riesce ad entrare. Quindi le liberalizzazioni da fare sui mercati si devono accompagnare ad un aggiornamento continuo del sistema dello stato del benessere e delle garanzie sociali e questa credo sia una doppia sfida per i liberali perché devono anche loro entrare più in sintonia con queste esigenze.
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